Carrizza

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La carrizza era un autobotte (fino alla fine degli anni "50 a trazione animale) che veniva usato in Oria per raccogliere i liquami di fogna delle famiglie, che venivano lasciati fuori delle abitazioni in appositi secchi metallici con coperchi.------------------------------------------------------------------------------ LA CARRIZZA. Un tempo per le vie di Oria passava LA CARRIZZA. Era una sorta di Servizio d’Igiene Pubblica. Quando ancora in Oria non esisteva la rete fognante la gente in casa aveva il cosidetto VASOCOMODO, o il meglio conosciuto CANTRO, che qualcuno si divertiva a chiamare anche Tonpeppu. Tutta la famiglia si serviva di questo recipiente in ceramica per i “propri bisogni” nelle 24 ore. Alla mattina di buon’ora chi in casa aveva il compito di svuotarlo (generalmente una donna) lo faceva in due modi: svuotandolo “intr’allu cumuni” (pozzo nero) che stava nell’orto o nella stalla, oppure in un grande secchio di metallo, solitamente provvisto di coperchio, che veniva posto per strada, vicino la propria abitazione. Passava la “CARRIZZA”, un’autobotte di colore grigio scuro, sulla quale vi montavano oltre all’autista due operai (“carrizzari”) che avevano il compito di prendere i secchi e svuotarli nella botte. Uno di essi era munito di una trombetta a forma di corno in ottone con la quale richiamava l’attenzione degli oritani che la CARRIZZA stava transitando. Fino alla fine degli cinquanta la CARRIZZA era a trazione animale ed il conducente era un tale Nino Valente che abitava nei pressi della chiesa di Santa Lucia, in Via F.Milizia. Nel mese di febbraio “li cumuni” venivano svuotati da un “operatore ecologico” di una volta, tale Cilistrinu Tripaldi, il quale si calava dentro (con stomaco di ferro) e munito di “cardarina e rinali” tirava su il letame che veniva utilizzato in campagna per concimare “li roddi ti lu tabbaccu” (semenzai del tabacco). Quando capitava qualche rarissima giornata di inverno che nevicava tanto da rendere impraticabili le vie del centro storico e LA CARRIZZA non poteva passare per 2-3, o più giorni, la gente non sapendo dove svuotare TONPEPPU, la sera tardi o di notte usciva in mezzo alla strada... faceva un buco nella neve e svuotava il CANTRO coprendo di nuovo con la neve. Fino alla mattina tutto congelava e non si vedeva niente. Certamente quando la neve si scioglieva veniva alla luce quanto era stato sepolto. Da qui il proverbio... QUANNU SQUAGGHIA LA NEVI SI VETUNI LI STRONZURI ……da realtà vera e vissuta, che in genere veniva usato e qualcuno usa ancora per dire: “Arriverà il momento che sarai smascherato, che gli altri scopriranno che….”. Autore: l’oritano Francesco (detto Franco) ARPA